12 ago 2012

LA CANNA DEL GAS

L'estate impazza, la gente pure, e Le  giornate passano torride e veloci una via l'altra tra bagni di mare, pizze serali e "strusci" notturni. Ma siamo sulla tolda del Titanic, la nave si inabissa e i passeggeri increduli ascoltano l'orchestrina che incoscientemente suona ballabili sulla tolda.

Viviamo queste vacanze come in un sogno e ben presto ci risveglieremo immersi in una cruda realtà. I dati Istat sono particolarmente allarmanti anche perché il confronto è fatto con anni già di crisi. Il crollo dell'auto continua, accompagnato da un boom di cassa integrazione e il mondo operaio è messo in discussione per la sua stessa ragion d'essere. Siamo in  discesa e in piena recessione, la domanda vera è: quando toccheremo il fondo e come ne usciremo?


Ci aspetta il peggio del peggio, un settembre nero, un ottobre nerissimo e chissà cos'altro. Sicuramente sono pessimista e vedo il bicchiere mezzo vuoto ma, indipendentemente dai campanelli d'allarme che suonano ovunque, osservo il fenomeno della crisi che in modo strisciante e continuo copre come un'ombra malefica il nostro vivere quotidiano.

Il lavoro manca ovunque e per tutte le categorie, quello che resiste è sotto attacco, i redditi delle persone calano sempre di più costantemente e i consumi ristagnano.
Le tasse dirette e indirette (soprattutto le addizionali regionali e comunali), le tariffe dei servizi, i carburanti e le materie prime aumentano il loro costo mese dopo mese, e un fenomeno, fino ad ora stranamente contenuto, ben presto si presenterà all'orizzonte economico e cioè l'inflazione, l'nflazione pesante, quella a due cifre, che colpirà definitivamente la possibilità di sopravvivenza dei ceti meno abbienti. Questa non è più una questione politica, questa è diventata una cosa che riguarda il riuscire a vivere decentemente, il riuscire a coniugare il pranzo con la cena.

Con spavento ascolto le ultime notizie che rivelano come la guardia di finanza intercetti alle frontiere con la Svizzera, Monte Carlo, San Marino, un cospicuo fiume di capitali in euro che cercano illegalmente riparo dal disastro nazionale, e la gente, come formiche impazzite, paventando un devastante ritorno alla lira cerca con tutti i mezzi una sicurezza estera ai loro risparmi.

La strada mi sembra ormai ben tracciata: stiamo varcando a vele spiegate i confini del terzo mondo. Io non so se siamo ancora in tempo perché ,come si suol dire siamo ormai alla canna del gas, ma se lo siamo dobbiamo farlo, dobbiamo mandare a casa quelli che fin qui hanno governato l'Italia, quelli ai quali si ascrive questo sfacelo. 
Facciamolo. Dobbiamo farlo.

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