7 lug 2012

TUONA IL CANNONE, CANTA LA MITRAGLIA

Ovvero l'Italia è in guerra anche se questo non vuole assolutamente dire che anche gli italiani sono in guerra. 

Infatti mentre la grande guerra del 15-18 è stata una guerra di popolo contro l'oppressore, mentre il secondo conflitto mondiale ha avuto solide e diffuse motivazioni ideologiche così come le guerre di liberazione partigiane, cosa hanno a che fare le attuali campagne militari in Libia, in Afghanistan e Iraq, nei Balcani e in Libano con gli italiani, cosa importa ad essi di tali conflitti e perchè nonostante una montante opinione pubblica decisamente contraria si persegue, si insiste, si sacrificano vite umane, si spreca danaro pubblico per portarli avanti?

Una risposta chiara, nel silenzio di governo, opposizione, presidenza della repubblica, parlamento, soceta' civile, media, non è mai stata data mentre una cosa è certa: tra chi governa gli italiani e gli italiani stessi non c'è uniformità di intenti, c'e diversità di vedute nella politica estera, una discorde valutazione di cosa sia una nazione e quali obiettivi comuni i suoi cittadini debbano perseguire. L'Italia spende troppo per le missioni militari all'estero e per le sue forze armate soprattutto in un momento di grave crisi economica e finanziaria che sta costringendo gli altri paesi a ridurre gli organici militari, ridimensionare i programmi di riarmo e contenere i costi. Mentre con l'ultima manovra finanziaria si fa macelleria sociale e si azzera il welfare, l'Italia continua ad avere un altissimo bilancio militare, a mantenere in vita, per esempio, il costosissimo programma di costruzione ed acquisizione dei caccia bombardieri F35.

Le cosiddette "missioni di pace" all’estero che in realtà sono veri e propri conflitti, condotti con sofisticati armamenti offensivi, alimentano crisi e povertà in tutto il mondo, riducono il benessere delle popolazioni locali e mettono a repentaglio la vita di migliaia di giovani italiani, distruggendo altrettante famiglie. Come si può parlare di pace e continuare ad investire in armamenti da guerra? Basta con le missioni militari! Basta sperperare denaro all'estero per missioni senza ritorno economico, quando in Patria non si riescono a creare posti di lavoro e presupposti per una robusta e sana ripresa.

E non si tratta solo di soldi, ma anche di ripristinare i principi ed i valori della nostra Costituzione e di rimettere al centro il ruolo di pace di una politica estera del nostro paese che in questi anni è stata sacrificata sull’altare della geopolitica, degli interessi delle alleanze internazionali, delle lobby dei fabbricanti di armi. Per quale motivo il Governo, nelle manovre degli ultimi mesi, non ha dato un taglio secco e netto alla difesa (che poi tanto difesa non sembra) mentre ha sempre fatto rifinanziare le missioni dal parlamento? Il nostro paese dovrebbe immediatamente ritirare i militari impegnati in Afghanistan, Kosovo, Libano e Libia, tanto per citare alcune delle missioni più importanti e tutto ciò senza stare a pensare agli accordi internazionali, al prestigio nazionale o a quant'altro.

Il nostro paese spende per esercito, marina e aviazione ben quattro volte il fondo ordinario destinato all’università. Sono sotto attenzione gli armamenti e i costi di gestione mentre logica vuole che nei tagli alle avventure militari estere esista la vera strada del risanamento economico nazionale. 

Vale la pena essere presenti in ben 35 missioni militari in 14 teatri di guerra diversi? Vale la pena spendere tutti questi soldi e rischiare tante vite umane? Anche se la domanda è retorica e la risposta è scontata voglio ribadire che non ne valle la pena.

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