9 giu 2012

UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L'EUROPA

Con queste parole ha inizio uno dei testi più noti al mondo: IL CAPITALE di Karl Marx, e mai simili parole furono più profetiche. Solo che, "mutatis mutandis", cambiate cioè le condizioni sociali, economiche e culturali dei popoli europei, acquisiti non pochi diritti come un imposizione fiscale progressiva, un credito bancario indirizzato al ceto produttivo, il lavoro come diritto di ciascuno, un'istruzione pubblica e gratuita, una società insomma  in cui la democrazia venisse estesa in tutti i suoi aspetti e in cui la gestione dell'economia si basasse su forme di commistione pubblico-privato, il fantasma in questione ha cambiato nome e si chiama liberismo economico.

Il liberismo afferma la tendenza del mercato (la mano invisibile) ad evolvere spontaneamente verso la struttura più efficiente possibile e ci viene poi propagandato per  il "mondo migliore" sia per il produttore che per il consumatore. Quindi, per il liberismo il sistema-mercato tende verso una situazione di ordine crescente. Figlio degenere del liberismo, e qui siamo ai nostri giorni, è il mercatismo, parola nuova e poco elegante che unisce il concetto di libero mercato al concetto di consumo totale per tutti e per tutte le tasche: il soggetto dunque consuma in quanto esiste nel mondo, ma al tempo stesso la sua esistenza è definita esclusivamente dal fatto che consuma, che è prima di tutto un consumatore, non un individuo pensante.


Siamo passati dai dogmi dell' eurocomunismo a quelli del mercatismo, e di conseguenza la rigida applicazione delle regole liberiste sta distruggendo le basi produttive dell'economia europea. Ne soffriamo tutti, la nostra società sta lentamente scivolando verso ciò che una volta definivamo con superbia terzo mondo, e la caduta sembra inarrestabile, il panorama diventa sempre più fosco.
Val la pena di insistere con questa utopia europea, di continuare con questo 
rigore insensato, di accontentarci della promessa che "domani sarà un altro mondo"?

Val la pena di Morire per Danzica si domandava il primo ministro inglese Chamberlain alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale intendendo chiedere agli inglesi se avevano voglia di morire per una sperduta città polacca diventata oggetto del desiderio di conquista di Hitler? No. Non vale la pena morire per Danzica.

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